In memoria dei medici che hanno dato la vita per i propri pazienti nella battaglia contro l'epidemia di Covid-19

Reazioni allergiche al vaccino anti-Covid19: a cosa prestare attenzione

In questo tempo complicato, abbiamo chiesto al Dott. Leonardo Bianchi, Medico Dermatologo del Santa Maria della Misericordia Hospital di Perugia, di aiutarci a fare chiarezza e comprendere meglio quali possano essere le eventuali implicazioni legate alla somministrazione del vaccino anti Covid-19 in soggetti allergici.

  1. Le reazioni allergiche a vaccini anti-COVID19 sono frequenti?

No. Secondo i dati attualmente a nostra disposizione l’incidenza di reazioni allergiche è di circa 90 casi ogni milione di dosi somministrate, pari allo 0,009%. Tra queste, le reazioni più gravi, cioè quelle anafilattiche, sono stimate intorno a 5-6 casi ogni milione di dosi.

  1. Ci sono differenze di rischi tra i diversi vaccini?

Con il vaccino Pfizer sembra esserci una minor incidenza di reazioni allergiche totali, ma un maggior numero di reazioni anafilattiche rispetto a Moderna. Comunque le differenze non sono significative.

  1. Si conoscono le cause di queste reazioni allergiche?

Purtroppo ancora no. Il vaccino in quanto tale, vale a dire l’RNA messaggero, non sembra poter causare reazioni allergiche. Probabilmente i responsabili di allergie sono gli eccipienti, in particolare polietilenglicole (PEG) 2000 e trometamina, il cui vero ruolo è tuttavia ancora sotto investigazione.

  1. Come si manifestano le reazioni allergiche?

Distinguiamo reazioni immediate e ritardate. Le prime, dette anche di tipo I, sono mediate da IgE e si manifestano in genere entro un’ora dalla vaccinazione. Sono le più preoccupanti, perché si manifestano con orticaria, angioedema fino all’anafilassi. Le seconde, di tipo IV, esordiscono dopo 24 ore fino a 7 giorni dal vaccino. Possono essere localizzate in sede di inoculo (il cosiddetto COVID arm) o generalizzate, con esantemi maculo-papulosi o eritema polimorfo. Aneddotiche sono le reazioni ritardate gravi, come la pustolosi esantematica acuta generalizzata.

  1. Chi sono le persone più a rischio di sviluppare reazioni allergiche?

L’incidenza di reazioni allergiche sembra essere più elevata nelle donne, nei pazienti con storia di pregresse anafilassi, asma, rino-congiuntivite allergica, dermatite atopica o da contatto.

  1. Questi fattori costituiscono una buona motivazione per non vaccinarsi?

No. I pazienti con rinocongiuntivite e asma allergici, dermatite atopica, asma o sindrome orticaria-angioedema cronica controllata, pregresse reazioni allergiche documentate a veleni di imenotteri, alimenti e farmaci chiaramente definiti possono essere normalmente vaccinati senza particolari precauzioni. Le uniche controindicazioni allergologiche alla vaccinazione sono anafilassi grave alla prima somministrazione di vaccino anti-COVID19, una storia di reazioni severe a farmaci contenenti gli stessi eccipienti dei vaccini anti-COVID19 o una documentata allergia a questi. In questi pazienti è indispensabile un accurato iter allergodiagnostico al fine di verificare la sensibilizzazione e possibilmente individuare un vaccino non contenente l’eccipiente in causa. I pazienti con riferite reazioni non gravi dopo la prima somministrazione di vaccino anti-COVID19, anafilassi a vaccinazioni precedenti e reazioni avverse ad altri farmaci non ben chiarite devono anch’essi essere sottoposti ad una valutazione dermato-allergologica ed eventualmente a test cutanei allergodiagnostici per chiarire la loro situazione. I pazienti con storia di anafilassi idiopatica, anafilassi severa a imenotteri e alimenti, mastocitosi cutanea e sistemica o sindrome orticaria/angioedema cronica o asma non in controllo clinico devono eseguire la vaccinazione in ambiente protetto, previa premedicazione con antistaminico.

  1. E’ possibile seguire test allergodiagnostici con i vaccini e i loro eccipienti?

I test con i vaccini come tali sono difficilmente eseguibili e non molto attendibili. E’ infatti difficile reperire il vaccino al fine del test. L’RNA è molto instabile e tende a deteriorarsi in poche ore, motivo per cui va conservato a basse temperature ed utilizzato subito dopo lo scongelamento. E’ stato infine dimostrato dal nostro gruppo di studio come i test in pazienti che hanno già ricevuto una dose di vaccino possano dare risultati falsamente positivi, dovuti verosimilmente alla presenza di anticorpi anti-SARS-CoV2 nel sangue e nella cute dei soggetti vaccinati.

E’ invece possibile eseguire i test con gli eccipienti dei vaccini. L’importante è che questi vengano realizzati in centri specializzati, utilizzando gli eccipienti come tali adeguatamente preparati e somministrati. La sensibilità e la specificità di questi test sono ancora da stabilire con esattezza, ma la nostra esperienza, in accordo con quanto riportato da alcuni dati della letteratura, è incoraggiante. Infatti, in oltre 50 pazienti con sospetta allergia al vaccino o agli eccipienti, dopo aver eseguito i test cutanei allergodiagnostici, con test negativi, è stato di nuovo somministrato il vaccino senza problemi.

  1. Le reazioni avverse cutanee a vaccini sono solo allergiche?

No, la maggior parte delle reazioni non sono allergiche. Molto comuni sono le reazioni in sede di inoculo, caratterizzate da dolore, prurito, rossore o gonfiore. Queste autorisolvono rapidamente e non controindicano nuove vaccinazioni. Possono verificarsi insorgenza o riacutizzazione di sindrome orticaria-angioedema, verosimilmente legati alla stimolazione immunitaria indotta dal vaccino, facilmente gestibili con terapia antistaminica domiciliare. Sono riportate riacutizzazioni transitorie di malattie autoimmuni, come vasculiti, lupus eritematoso o malattie bollose autoimmuni (pemfigo e pemfigoide), anch’esse transitorie a agevolmente gestibili. Descritti anche flares di lichen planus. Ancora da stabilire è la relazione tra i vaccini e le cosiddette lesioni chilblains-like, a tipo pernioni, riportate anche in corso di infezione da SARS-CoV2 soprattutto in età pediatrica. Sono infine riportate riacutizzazioni di infezioni herpetiche, soprattutto herpes zoster. Queste manifestazioni non sono appunto allergiche e non controindicano assolutamente successive dosi di vaccino.

  1. Quale può essere il ruolo dei dermatologi in questa delicata fase?

Purtroppo la vaccine-hesitancy è una problematica nota fin dall’invenzione dei vaccini stessi. In questa fase è sicuramente accentuata dai dubbi insinuati dalle nuove tecnologie alla base dei vaccini attualmente utilizzati, dalla velocità dei tempi di realizzazione e sperimentazione e, purtroppo, dalle fake news a cui la popolazione è costantemente esposta. In questo momento tutti gli operatori sanitari, ed in particolare chi si occupa di allergologia, hanno un ruolo cruciale da svolgere nel contrastare le ragioni che spingono alcuni individui e gruppi a non vaccinarsi. E’ indispensabile che la comunità scientifica fornisca informazioni quanto più possibile personalizzate ma uniformi e rassicurazioni sia agli individui che ai gruppi di individui che potrebbero avere preoccupazioni comprensibili. Infine, è fondamentale non sopravvalutare il problema: il rischio di reazioni allergiche ai vaccini è minimo rispetto ai rischi posti dall’infezione da COVID19. Fa parte del nostro ruolo aiutare i pazienti a comprendere questo concetto al fine di consentire una più ampia possibile diffusione della campagna vaccinale.

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